Mi sono svegliato senza fretta, con la giusta carica per a percorrere i chilometri che separavano Copenaghen da Goteborg, in Svezia, la settima nazione toccata nel mio viaggio.
A meno che non si voglia prendere un traghetto che mi porti direttamente in Norvegia, attraversare il ponte che collega la Danimarca alla Svezia è l'unica opzione per proseguire: percorrerlo costa 54 €. 16 chilometri per 54 €. 3,38 € a chilometro, 34 centesimi ogni cento metri, potrei continuare con i centimetri e i millimetri, ma ci siamo capiti, no? Sarà uno dei ponti più belli al mondo, ma per quel prezzo vado da Lecce a Bologna e mi danno il resto.
Ancora assonnato, preparandomi delle fette di pancarré con la Nutella, pensavo a ieri, a quando vincevo le vertigini e salivo fino all'ultimo gradino del campanile di Nostro Signore Redentore, agli strani “odori” di Christiania, alla magia, elegante ed effimera, della Sirenetta, “The little mermaid” ammirata al crepuscolo, nel mentre prima una barchetta e poi un cigno passavano sullo sfondo. Pura poesia, fino a quando una carovana di asiatici ha invaso l'ambiente e si è scatenata una corsa all'ultima fotografia, al selfie più imbarazzante, alla ripresa più banale. Anche io ho fotografato e ripreso, ma, in onestà, ho cercato di non infastidire chi avevo accanto; loro invece mi hanno svegliato dalla mia personale estasi e mi hanno scaraventato nella realtà, sempre bella, ma mai come quella di un sogno.
A volte i programmi possono cambiare, a volte devono cambiare e a volte decidi di cambiarli.
Il piano originale del viaggio prevedeva una giornata a Billund, al parco divertimenti della Lego: volevo concedermi una giornata di relax e di svago, ma il mio viaggio deve fare i conti con un budget limitato, e non perché non abbia la disponibilità economica, ma perché ho deciso che complessivamente non devo superare i 1000 € di spese. Qualche giorno fa, mentre ero ad Amsterdam, ero convinto di avere preso una multa per aver pagato in ritardo il parcheggio, quindi, per senso di responsabilità e di autopunizione, ho rinunciato al divertimento e ho tirato dritto fino a Copenaghen.
Dato il disastro meteorologico di ieri con una pioggia praticamente costante, ho ben pensato di regalare alla città una seconda opportunità, per far sì che si scoprisse in tutta la sua bellezza, e potessi godermela quel tanto che basta per apprezzarla. Macché, nulla da fare, oggi ha piovuto più di ieri. Peccato, perché da quel poco che ho potuto ammirare, Amburgo è veramente carina.
Una mia amica mi chiede spesso “Ma ti piace sempre tutto dei viaggi che fai?” No, capitano dei giorni cupi, sottotono, delle città che credevi più belle, dei problemi che non ti fanno sfruttare l'esperienza; sebbene di tutto ciò si possa ricavare una esperienza edificante e gioirne comunque, alcuni giorni desideri che passino rapidamente.
Sono ancora ad Amsterdam; come potrei fermarmi un solo giorno, con così tanto da visitare e da fare. Avevo due opzioni: visitare la capitale, come un turista, oppure viverla, come i cittadini, come le persone che mi ospitavano, e andare con loro a una gita in barca tra i canali. Tre ore di passeggiata tra i “grachten”, con qualcosa da stuzzicare e molto da bere.
Forse Amsterdam è stato il punto chiave del viaggio, un punto nel quale ho capito la differenza tra visitare una città e viverla. Partiamo dall'inizio. Mentre ero a Madrid ho frequentato una amica sudafricana, che è molto amica di Natasha, anche lei sudafricana, che in quel momento era ad Amsterdam, e, avendo sentito parlare l'uno dell'altra, abbiamo deciso di incontrarci.
Ci sono delle città che vale la pena essere visitate per più di un giorno, perché sono grandi, perché hanno più arte delle altre, perché ogni tanto si ha bisogno di riposarsi dalla guida quotidiana.
Bruxelles ha veramente tanto da offrire, artisticamente e gastronomicamente. Ammirare il “Manneken pis”, il bambinello dalle mille leggende che fa la pipì sorridendo, mentre si assaggia un waffle (incredibilmente a solo 1 €) è una di quelle esperienze che ti rimangono impresse.
A volte i viaggi hanno poco senso, a volte ti chiedi “ma che sto facendo?”, a volte sbagli e a volte, per fortuna, hai il modo per correggerti. Succede che dopo avere passato due giorni a Bruxelles, adesso sono costretto a visitare due città in un solo dì.
Ero nella piazza principale di Bruxelles e seguivo un Free walking tour, quando la guida ha esclamato “c'è qualcuno che ha avuto la pazza idea di visitare Bruxelles e non Brujes?”. Fui l'unico ad alzare la mano e la guida mi disse “sul serio? Stai scherzando? Ci devi andare per forza”.
Ho deciso di chiamare la mia auto, una banale Ford Tourneo, “Africa” sia perché non la lavo mai e ha più terra addosso lei di un continente, sia perché è l'auto che vorrei mi accompagnasse in ogni viaggio intorno al mondo.
Mi piace molto guidare, mi diverte e non mi annoia, soprattutto quando sono in compagnia, e anche oggi ho accompagnato due persone, ma dopo la prima ora la situazione è cambiata, entrambi si sono addormentati e non sapevo cosa fare. Se non posso fare nulla ho imparato a pensare, a navigare con l'immaginazione, a fantasticare, a ragionare. Voglio che il mio viaggio sia terapeutico, deve insegnarmi a farmi stare bene con me stesso, e tali momenti sono i benvenuti.