Il traffico si addensava mano a mano che mi avvicinavo al paesino in collina, famoso per la leggenda, che leggenda è e nulla più, di quel conte che succhiava sangue perché vampiro; poi eccolo lì, in alto, sulla sinistra, un castello attorno al quale è stato creato un complesso turistico allucinante, direi quasi vergognoso. Un intero villaggio che vive grazie all'afflusso turistico verso una fortezza normale, né più né meno bella di altre, sicuramente più vuota di altre, più sopravalutata di altre. Nella vallata case antiche si sono trasformate in ristoranti e negozi di souvenir, oppure, ancora più indecente, in case della paura, tipo quelle, montate su di un tir, che completano le feste patronali. L'interno, come scrivevo poc'anzi, è abbastanza vuoto, più che una rappresentazione veritiera è un museo dedicato alle varie famiglie che vi sono succedute, tra cui quella di Vlad, il conte della Valacchia, del quale rimane un ritratto e il suo albero genealogico, oltre a alcune spiegazioni sul suo mito.
Avrete capito che sono rimasto abbastanza disilluso dal castello (ho fatto ben poco per tenerlo nascosto, vero?), pertanto, dopo aver mangiato una sorta di pizza fritta con un formaggio locale, molto ma molto buona, ho deciso di cambiare destinazione, di andare verso la città più importante della zona: Brasov, che ho potuto vedere all'imbrunire, a mo' di anteprima di ciò che avrei visto meglio domani, dopo la colazione.
La sera, dopo una normale, mediocre cena, che per me è diventata la consuetudine, un'altra puntata di Elementary non me la toglie nessuno. Sento nostalgia di casa, quella vera, quella salentina, quella che ho deciso sarà la mia vera meta finale. Niente ritorno in Spagna, ho deciso (in realtà lo avevo immaginato da prima di partire, ma adesso lo vedo chiarissimo). Ho troppa voglia di abbracciare i miei genitori, mia sorella, la mia cagnolina; ho l'esigenza di coccolarmi in un luogo che mi conosce fin troppo bene, il mio amato Salento, la mia amata Andrano.
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