Qualche mese dopo aver compiuto il viaggio della mia vita, il più lungo, complesso e duraturo, e ripreso la normale routine madrileña, dove vivo, ho pensato di raccontare quest’avventura in un libro. l’idea era vincente, perché nel frattempo avevo mantenuto una collaborazione con un giornale, raccontando due volte a settimana un giorno di viaggio; nulla di più semplice, quindi, che raccogliere gli articoli, aggiungere qualche foto e creare il sommario. Nulla di più sbagliato, invece.
Due erano le ragioni di questo errore. Primo, un bambino di 10 anni avrebbe scritto meglio quegli articoli. Erano stati scritti quasi in contemporanea con l’accaduto, solo pochi giorni dopo, se non la stessa sera, quindi erano stati scritti a caldo, troppo a caldo, senza permettermi di avere il dovuto distacco che mi avrebbe portato a notare gli errori e le inadempienze narrative. Essendo io dentro la storia, avevo perfettamente in mente ciò che volessi descrivere, senza rendermi conto che il lettore non era con me e spesso non poteva capire di cosa stessi parlando.
Secondo, a pochissimi interessava la pura storia di Davide, senza nient’altro da complementare. Obiettivamente, l’idea era scarna, quindi ho pensato a diversi modi per migliorarla, per esempio aggiungendo dei consigli pratici su come viaggiare. Già, perché noi persone comuni siamo ben pronti a frequentare un corso di cucina con un cuoco o uno di danza con un ballerino, ma un corso di viaggi? Certo, un corso di viaggi. Non ne ho mai sentito parlare, quindi ho pensato che potesse essere una buona idea creare le sue basi, aggiungendo tutti quei consigli pratici che possono permettere di risparmiare denaro e di godere al meglio i giorni di vacanza. Ho pensato anche di aggiungere due foto per ogni capitolo e, di conseguenza, stampare le pagine a colori.
L’ultima idea l’ho avuta qualche giorno prima di ultimare l’impaginato: essendo io un travel blogger e non un giornalista, il mio lavoro non è scrivere, bensì raccontare; non sempre, però, le parole sono la migliore soluzione, molte volte una foto rende meglio, per non parlare dei video. Avendo accumulato più di 2000 foto nel corso del viaggio e già pubblicato una ventina di video su ciò che è stata l’esperienza, ho deciso di inserire un centinaio di codici QR all’interno delle pagine, che rimandassero alle varie gallerie fotografiche o ai video, con i quali complementare il testo e permettere al lettore di entrare nel vivo del mio racconto. Ecco perché definisco il libro “Diario di un’odissea positiva” un portale di accesso al mondo del viaggio e non un semplice libro.
Il mio vero lavoro è fare l’editore, ossia ho una piattaforma che aiuta gli autori a auto-pubblicare le proprie opere; sono convinto che abbia poco senso pubblicare un libro senza organizzare una diffusione dello stesso e un buon piano di vendita; quale miglior modo, quindi, per pubblicizzare un libro che parla di un viaggio se non viaggiando? Per tale ragione ho organizzato un viaggio in Italia, della durata di quattro mesi, contattando scuole, biblioteche, associazioni culturali e librerie, di modo che potessero organizzare una serie di presentazioni del mio libro, compatibilmente con le date nelle quali sarei passato dalle varie città. Un’esperienza complessa, ma che mi ha permesso di scoprire al meglio la mia terra, l’Italia, che vi racconterò nei prossimi articoli.